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Cesc Fàbregas verso la panchina dell’Inter: una scelta storica per Marotta

L’Inter guarda al futuro e si prepara ad affrontare una svolta tecnica senza precedenti: Cesc Fàbregas, attuale allenatore del Como, è il candidato principale per guidare i nerazzurri nella prossima stagione. Tutti gli altri nomi al vaglio della dirigenza rappresentano soluzioni alternative nel caso in cui la trattativa con lo spagnolo non dovesse concretizzarsi.

Una prima volta per Marotta: mai un tecnico straniero in 46 anni di carriera

Se l’operazione dovesse andare in porto, si tratterebbe di un evento inedito nella lunga carriera di Giuseppe Marotta. Dal suo esordio nel mondo del calcio professionistico alla fine degli anni ’70 con il Varese, fino alle esperienze con Sampdoria, Juventus e appunto Inter, il dirigente non ha mai affidato la guida tecnica delle sue squadre a un allenatore straniero. Un dato che riflette forse una predilezione per il calcio italiano, confermata dalle scelte del passato: da Luciano Spalletti a Walter Mazzarri, da Antonio Conte a Massimiliano Allegri, fino a Simone Inzaghi, protagonisti di importanti traguardi sportivi.

Il profilo di Fàbregas: idee moderne e adattabilità tattica

Il nome di Fàbregas non è frutto del caso. L’ex centrocampista di Arsenal, Barcellona e Chelsea, oggi tecnico del Como, ha impressionato nella stagione appena conclusa, centrando l’obiettivo salvezza in Serie B con un gioco caratterizzato da un’impostazione offensiva e da idee chiare. La sua proposta tattica, pur differente da quella di Inzaghi, si è dimostrata flessibile ed efficace.

Pur venendo da una cultura calcistica marcatamente posizionale, propria del calcio spagnolo, Fàbregas ha saputo integrare nella sua visione elementi appresi da allenatori di caratura internazionale come Pep Guardiola, Antonio Conte, Maurizio Sarri e Arsène Wenger. Una formazione d’élite che ha arricchito il suo approccio strategico, rendendolo capace di adattarsi a diversi scenari tattici.

Dalla difesa a tre alla gestione dello spogliatoio: cosa porterebbe all’Inter

In caso di approdo a Milano, Fàbregas potrebbe mantenere alcuni tratti distintivi del lavoro di Inzaghi, come la difesa a tre, una delle chiavi del recente successo nerazzurro. Tuttavia, il tecnico catalano potrebbe anche proporre nuove dinamiche di gioco, puntando su un possesso palla più elaborato e un pressing coordinato, coerente con i modelli imparati nel corso della sua carriera da calciatore.

La sua curiosità intellettuale lo ha portato a confrontarsi anche con altri colleghi, come Stefano Pioli, dal quale ha voluto apprendere determinati meccanismi tattici. Questo desiderio di approfondire ogni aspetto del gioco lo rende uno dei giovani allenatori più promettenti in Europa.

L’esame di Coverciano e l’incognita del Mondiale per Club

Attualmente iscritto al corso per il patentino UEFA Pro a Coverciano, Fàbregas potrebbe dover riorganizzare il proprio calendario formativo. L’eventuale ingaggio da parte dell’Inter coinciderebbe infatti con il prossimo Mondiale per Club, manifestazione che vedrà i nerazzurri protagonisti, rendendo necessario un posticipo dell’esame finale.

Le parole di Marotta: “L’Inter saprà superare ogni difficoltà”

In un momento di transizione, il presidente Beppe Marotta ha voluto rassicurare l’ambiente interista con parole cariche di fiducia:

“Siamo l’Inter, siamo un’Inter forte, con uno zoccolo duro ricco di valori. Sapremo superare anche questo momento imprevisto e di difficoltà, ma che non ci spaventa. Lavoriamo per il bene dell’Inter e lo faremo con la passione, la determinazione e il senso di appartenenza che abbiamo sempre dimostrato in questi anni”.

Il commosso omaggio a Ernesto Pellegrini: il presidente dello scudetto dei record

Nel contesto dell’addio a Simone Inzaghi e del rientro in sede dopo il funerale di Ernesto Pellegrini, Marotta ha voluto ricordare con affetto il presidente dello scudetto dei record 1988-89, scomparso all’età di 84 anni.

“Abbiamo perso un presidente, un imprenditore e un grande uomo. Un presidente che ha gestito l’Inter come una famiglia. Lui era un vero pater familias, in un calcio romantico rispetto a quello di oggi. La sua umiltà, generosità e capacità di ascolto sono qualità rare in un leader. Credo che nella sua Milano sia stato un membro autorevole della società civile”.