Calcio

Marchetti (UEFA): “VAR fondamentale, ma fuorigioco da rivedere”

Giorgio Marchetti: “Il VAR è indispensabile, ma il fuorigioco va ripensato”

Giorgio Marchetti, vice segretario generale della UEFA, ha recentemente espresso considerazioni di rilievo riguardo all’evoluzione tecnologica nel calcio e alle future riforme regolamentari, in particolare sul tema del VAR e del fuorigioco millimetrico.

Intervistato durante la trasmissione “Radio Anch’io Sport” su Rai Radio 1, Marchetti ha definito il VAR “uno strumento essenziale per tutti”, sottolineando quanto sia ormai impensabile un calcio moderno senza questo supporto tecnologico.

Tuttavia, ha anche lanciato un monito sull’utilizzo equilibrato del sistema: “È un elemento da maneggiare con cura, per evitare che trasformi il gioco in qualcosa che gli sportivi non amerebbero vedere”. Il vice segretario ha poi affrontato il tema del fuorigioco millimetrico, che spesso annulla reti per differenze di pochi centimetri, suscitando malcontento tra tifosi e addetti ai lavori.

Marchetti ha dichiarato che la IFAB – l’organismo responsabile delle regole del gioco – sta attualmente sperimentando nuove ipotesi per una modifica del regolamento del fuorigioco, con l’intento di renderlo meno rigido: “Vedere annullato un gol per tre centimetri di piede o di spalla è difficile da accettare nello spirito del gioco. L’obiettivo è arrivare a una nuova definizione, basata su parti del corpo più significative”. I risultati di questi esperimenti potrebbero portare, in futuro, a una svolta importante per la disciplina del fuorigioco.

Il nuovo formato della Champions League: più squadre, più spettacolo

In attesa dell’esito della Champions League 2024-2025, Giorgio Marchetti ha espresso piena soddisfazione per il nuovo formato della competizione, strutturato ora come un campionato con 36 squadre. Il dirigente UEFA ha evidenziato come l’obiettivo principale fosse quello di rendere la manifestazione “più incerta, più imprevedibile e con una maggiore varietà di sfide”. Il risultato, secondo Marchetti, è stato una fase a gironi “ricchissima di partite combattute, senza sfide prive di significato”, e una fase a eliminazione diretta ancora più emozionante, come dimostrato da match di alto livello come Inter-Barcellona.

Marchetti ha precisato che questo nuovo formato europeo non è una soluzione provvisoria, ma il modello su cui si baseranno tutte le future competizioni UEFA: “È stato pensato per durare nel tempo. Offre grande spettacolo, genera imprevedibilità e mantiene alto l’interesse degli spettatori”. Eventuali modifiche saranno limitate a piccoli dettagli e verranno discusse con i club, ma la struttura complessiva resterà invariata.

Inoltre, il dirigente ha spiegato che l’ampliamento a 36 squadre ha permesso una maggiore partecipazione internazionale, come dimostra il caso della prossima edizione della Champions League, che vedrà sei squadre inglesi al via. “Con la nuova formula, i risultati delle squadre possono influenzare direttamente l’assegnazione dei posti per le nazioni, premiando i campionati più competitivi. Inoltre, la vittoria dell’Europa League continua a garantire un posto aggiuntivo, com’è sempre stato”.

Stadi italiani nel mirino: “Serve un cambio di passo per Euro 2032”

Marchetti ha infine puntato il dito sulla situazione degli stadi in Italia, esprimendo preoccupazione in vista dell’organizzazione di Euro 2032, evento che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia. “L’Italia è una delle grandi nazioni del calcio mondiale. Ma la sua situazione infrastrutturale è precaria, arretrata rispetto agli standard europei. Questo non aiuta il calcio italiano”, ha dichiarato con fermezza.

Secondo Marchetti, è fondamentale che l’Italia si impegni in una ristrutturazione profonda degli impianti sportivi, per offrire al pubblico stadi moderni e funzionali. “Non possiamo permetterci di perdere questo appuntamento col futuro”, ha affermato. Alla domanda su un possibile squilibrio tra il numero di stadi italiani e turchi pronti per l’Europeo, ha risposto con moderato ottimismo: “C’è tempo fino all’ottobre 2026. Non posso pensare che l’Italia non sarà in grado di presentare almeno cinque stadi con tutti i requisiti richiesti. Deve farlo”.

Roberto Guida

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