Calcio

Disperazione Baggio, il dolore è troppo grande: “Volevo morire”

Roberto Baggio è stato un campione immenso, ma dietro il suo sorriso si nasconde un dolore che lui stesso ha confessato come insopportabile.

Quando si parla di Roberto Baggio, inevitabilmente si pensa a uno dei calciatori più amati e iconici della storia del calcio italiano. Un talento puro, capace di incantare con giocate da fuoriclasse, un campione che ha segnato un’epoca lasciando ricordi indelebili non solo nei tifosi delle squadre in cui ha militato, ma in tutti gli appassionati di calcio.

La sua carriera è stata un susseguirsi di magie, di colpi di genio e di momenti di pura poesia sportiva, ma allo stesso tempo di dolori fisici e morali che lo hanno segnato nel profondo. Perché Baggio non è stato solo il “Divin Codino”, ma anche un uomo che ha dovuto combattere con infortuni devastanti, critiche feroci ed un dolore grandissimo oggi confessato.

Roberto Baggio: quando voleva morire

Quando si parla di lui, prima o poi si finisce sempre lì, su quel maledetto rigore sbagliato nella finale dei Mondiali del 1994 contro il Brasile. L’immagine del pallone che vola alto sopra la traversa è entrata nella storia come una delle fotografie più dolorose per i tifosi italiani. Però, quello che pochi sanno è quanto quel momento abbia distrutto dentro Baggio stesso.

In un’intervista sincera e disarmante, l’ex numero 10 ha ammesso senza mezzi termini che in quell’istante avrebbe voluto morire. “Se avessi avuto un coltello in quel momento, mi sarei accoltellato”, ha detto. “Se avessi avuto una pistola, mi sarei sparato. In quel momento volevo morire. È andata così”.

Baggio ambasciatore del calcio nel mondo (Foto Instagram – calcioin.it)

Parole dure, che fanno capire quanto quel rigore sia stato un peso enorme per lui. Non si tratta soltanto di un errore calcistico, ma di un crocevia che ha cambiato la percezione della sua carriera e, probabilmente, della sua vita. Con quel rigore Baggio non ha soltanto perso la possibilità di alzare la Coppa del Mondo con la maglia azzurra, ma anche il Pallone d’Oro e il FIFA World Player of The Year, che in caso di vittoria sarebbero stati quasi certamente suoi. Una manciata di secondi ha cancellato anni di sacrifici e gli ha tolto l’occasione di entrare ufficialmente nell’Olimpo dei più grandi, almeno sul piano dei trofei personali.

Eppure, nonostante quel peso insostenibile, non ha mai perso l’amore della gente. I tifosi lo hanno sempre considerato uno dei calciatori più straordinari della storia, un artista del pallone capace di emozionare come pochi altri. Perché, senza ombra di dubbio, il calcio non si riduce a un singolo episodio. Lo ha ricordato anche Francesco De Gregori nella sua celebre canzone, quando dice che non è da un rigore che si giudica un giocatore. Ed è esattamente così: Roberto Baggio resta un campione immortale, un simbolo di bellezza calcistica e di fragilità umana, un uomo che ha saputo trasformare anche il dolore più grande in una testimonianza autentica della sua grandezza.

Rocco Grimaldi

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