A Coverciano è ufficialmente iniziata l’era di Gennaro Gattuso alla guida della Nazionale italiana di calcio, subentrato a Luciano Spalletti dopo l’esonero seguito alla pesante sconfitta per 3-0 contro la Norvegia. Un compito complesso, ma affrontato con determinazione dal nuovo ct: «È un sogno che si realizza. Spero di essere all’altezza e farò di tutto per riportare l’Italia ai Mondiali», ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione.
L’Italia è attualmente in una posizione delicata nel girone di qualificazione al Mondiale 2026, ma Gattuso non si nasconde: «Riportare la Nazionale italiana ai Mondiali è una missione fondamentale. Il calcio italiano non può permettersi di restare fuori per la terza volta consecutiva». Il nuovo ct crede fermamente nella qualità del gruppo azzurro: «Abbiamo giocatori forti, alcuni tra i primi dieci al mondo nel loro ruolo. Dobbiamo soltanto metterli nelle condizioni ideali per rendere al meglio».
Secondo l’ex tecnico di Napoli e Milan, la chiave del rilancio risiede nello spirito di appartenenza, non nei moduli: «In questo momento servono entusiasmo, voglia di stare insieme e unione. Bisogna riscoprire lo spirito di squadra, creare una famiglia. Solo così si potrà tornare grandi».
Un tema centrale per Gattuso è l’impiego dei giovani calciatori italiani: «Nel nostro campionato il 68% dei giocatori sono stranieri. Dobbiamo avere il coraggio di puntare su talenti nati nel 2005, 2006 e 2007, come ho fatto all’Hajduk Spalato». Il nuovo ct è convinto che, per ritrovare competitività, l’Italia debba investire su una generazione fresca e motivata.
Il nuovo selezionatore azzurro ha sottolineato che le scelte tattiche dovranno essere funzionali alle caratteristiche dei giocatori: «Il nostro campionato è diviso tra chi gioca a quattro e chi a tre. Ma il modulo non è il problema: dobbiamo semplicemente mettere i giocatori nelle condizioni migliori. Vogliamo una squadra aggressiva, che giochi nella metà campo avversaria».
Rispondendo con ironia a chi gli chiede se sia cambiato, Gattuso spiega: «Il cuore e la grinta non bastano più. Il calcio si è evoluto e io con lui. Da allenatore ho idee chiare e non accetterei l’indisciplina tattica che avevo da giocatore. Oggi serve un approccio moderno, fatto di studio, aggiornamento e comprensione dei singoli calciatori».
Nello staff del nuovo commissario tecnico figurano nomi di grande esperienza come Leonardo Bonucci, Gianluca Zambrotta, Simone Perrotta, Cesare Prandelli e Maurizio Viscidi. «Per me è un onore lavorare con professionisti che conoscono la maglia azzurra. Dobbiamo formare un gruppo credibile e coeso anche fuori dal campo».
Gattuso non dimentica il lavoro del predecessore: «Ho parlato con Spalletti, ho grande stima per lui. Ha portato idee nuove e professionalità. Ma ora dobbiamo guardare avanti: serve una reazione immediata e concreta. Non c’è tempo per rivoluzioni, ma per scelte chiare».
Parlando della sconfitta contro la Norvegia, Gattuso è stato schietto: «Sono stati superiori a livello fisico. Molti dei nostri venivano da una brutta settimana europea. Dobbiamo colmare questo divario con organizzazione, mentalità e lavoro quotidiano».
Il tecnico calabrese non teme le responsabilità: «La pressione la mette la maglia azzurra, non i media. Stare fuori dal Mondiale è un peso enorme. Ma abbiamo il dovere morale di provarci fino in fondo. Voglio vedere i giocatori venire a Coverciano con il sorriso».
Gattuso lancia un messaggio ai club: «Dobbiamo lavorare insieme. Chi viene convocato deve restare a Coverciano. Poi, se il giocatore non recupera, tornerà al club. Ma bisogna evitare precedenti e atteggiamenti che danneggiano il gruppo. Serve compattezza».
«Ai miei giocatori dirò che dobbiamo essere una famiglia. Serve trasparenza, bisogna dirsi tutto in faccia. Le difficoltà esistono, ma si superano solo insieme. Novanta minuti possono essere eterni: l’unione farà la differenza».
Nei primi giorni da ct, Gattuso ha contattato 35 giocatori: «Ho parlato anche con Chiesa. Gli ho detto che deve trovare una squadra dove possa giocare con continuità. Le porte della Nazionale sono sempre aperte per chi merita».
L’avventura di Gattuso con la maglia azzurra è iniziata nel 1995 con l’Europeo Under 18. Nel 2000 ha vinto l’Europeo Under 21 e debuttato in Nazionale maggiore. Il punto più alto è il Mondiale vinto nel 2006 con Marcello Lippi. Dopo 73 presenze e un solo gol, ha lasciato l’azzurro nel 2010. Quindici anni dopo, torna per coronare un sogno annunciato: «Voglio fare un Mondiale da ct». Ora l’occasione è reale.
Il nuovo allenatore degli Azzurri sottolinea l’importanza del rispetto per la maglia: «I giovani non devono cambiare. Dobbiamo essere noi a migliorare nel modo in cui ci relazioniamo con loro. Serve empatia, non imposizione».
Gattuso confessa di non avere avuto ancora tempo per emozionarsi: «Ho tante responsabilità e voglia di fare bene. So che sarà difficile, ma sono pronto. Non faccio magie, ma prometto impegno e passione. Voglio che si dica “noi”, non “io”».
Infine, un pensiero per la sua terra: «La Calabria è una regione meravigliosa. Ai giovani dico: studiate, siate persone perbene. La vita è fatta di sacrifici, ma anche di sogni che si realizzano».
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