Rigori Italia-Germania, assurdo che i giocatori siano arrivati impreparati

RIGORI ITALIA-GERMANIA: “ASSURDO CHE I GIOCATORI SIANO ARRIVATI IMPREPARATI AL DISCHETTO, LA FEDERAZIONE DOVREBBE PREOCCUPARSI DI QUESTO ASPETTO”, AFFERMA ROBERTO RE. Il mental coach che ha seguito Jessica Rossi alle...

Rigori Italia-Germania, assurdo che i giocatori siano arrivati impreparati

RIGORI ITALIA-GERMANIA: “ASSURDO CHE I GIOCATORI SIANO ARRIVATI IMPREPARATI AL DISCHETTO, LA FEDERAZIONE DOVREBBE PREOCCUPARSI DI QUESTO ASPETTO”, AFFERMA ROBERTO RE. Il mental coach che ha seguito Jessica Rossi alle Olimpiadi 2012 spiega la necessità della preparazione mentale per gli atleti

L’Italia, si sa, è un Paese di commissari tecnici. Da domenica, giorno successivo all’amara sconfitta della nazionale italiana ai rigori con la Germania nella competizione europea, discussioni, analisi, critiche e disamine si susseguono sulle pagine dei giornali, in tv e ancor più nei bar e nelle case degli appassionati di calcio.

Sugli errori al dischetto di Zaza, Pellé e Darmian è stato detto tutto: sono stati arroganti, erano nel panico, non hanno avuto il sangue freddo necessario in un momento del genere. Ma qual è il vero motivo per il quale hanno sbagliato i rigori? “La verità è che non erano preparati mentalmente, non si sono allenati per quei rigori. Il problema del rigore non è la parte tecnica, il piede, ma è la testa”. A sostenerlo è Roberto Re, mental coach ed esperto di formazione personale, che ha collaborato con sportivi di fama internazionale, fra cui Jessica Rossi, medaglia d’oro delle Olimpiadi di Londra 2012. “Esistono metodi precisi per allenare la mente, che permettono di arrivare a battere un rigore con la corretta preparazione mentale per gestire la tensione. Trovo paradossale che nel 2016 non ci sia nessuno nello staff tecnico della nazionale ad allenare mentalmente i calciatori. Improvvisare in questi casi è un azzardo insensato: si sbaglia per forza, l’emotività è la naturale conseguenza dell’impreparazione.”

Tirare un calcio rigore rappresenta uno dei gesti tecnici più elementari per un calciatore

Solo tecnicamente però, perché oltre alla tecnica entra in campo l’aspetto mentale. Quel momento non è più una sfida 11 contro 11, ma è una competizione a 2 tra il calciatore e il portiere, una sorta di duello, come nel far west. Ma in verità è ancor di più una sfida con se stessi e la propria emotività, che è il vero nemico da vincere.

“Il rigore è il momento in cui il calciatore è solo, il suo dialogo interno può schiacciarlo ed evidenziare ancora di più la pressione del risultato, può farlo sentire troppo piccolo di fronte ad un ostacolo troppo grande, che nella mente trasforma il piede in un pesante ferro da stiro”, commenta Re.

“In quei momenti devi essere capace di controllare le emozioni fortissime, bisogna essere freddi, dissociati, impermeabili alle interferenze esterne, arrivare sul dischetto con le idee chiare su dove andrà a finire la palla. Dialogo interno e visualizzazione frutto di un’adeguata preparazione mentale sono un dogma e non un dettaglio. Come è possibile che nella nazionale italiana non ci sia un professionista specializzato nel mental coaching, nonostante queste tecniche esistano da anni?”, conclude il mental coach.