Leo Messi, la storia di un campione

Disponibile finalmente in rete, sulle piattaforme VOD iTunes, Sony PlayStation, Google Play e Chili, il docu-film cult del 2015

Leo Messi, la storia di un campione

Lunedì sera Messi ha ricevuto il 5° pallone d’oro della sua carriera. I suoi fan potranno vedere in rete la sua strabiliante storia: il più piccolo in campo, che  sconfigge la malattia e si trasforma in eroe.

Film cult del 2015, presentato alla 71a Mostra di Venezia, MESSI – Storia di un campione, è arrivato finalmente in rete, dopo il grande successo riscosso nelle sale cinematografiche. Il Docu-film sarà infatti disponibile dall’11 gennaio 2016, sulle piattaforme VOD Itunes, Sony PlayStation, Google Play e Chili.

Così anche gli amanti della rete e del grande calcio potranno godere del racconto della vita e della carriera del fuoriclasse argentino Lionel Messi, appena premiato con il 5°pallone d’oro della sua carriera, sia attraverso le testimonianze di grandi leggende del calcio come Menotti, Maradona, Valdano e Cruyff così come dalle persone che l’hanno accompagnato nel suo percorso di vita, il tutto attraverso immagini d’archivio, interviste e clip inedite. Non un film sul calcio, ma il racconto di anni incredibili percorsi da timori, da sofferenze, ma anche da grandi gioie.

A tredici anni era alto (si fa per dire) 1,43 cm e pesava 35 kg. Oggi i centimetri sono 169 e i kg 69. Dietro a questa trasformazione c’è una storia. Dall’addio a Rosario e all’arrivo a Barcellona. La “pulce” Messi è ancora una volta in prima pagina: un successo contro il Bayern, la vincita della Champions League e la vittoria del suo 5° pallone d’oro.

Lo sportivo più ricco del mondo ha un’anima e una volontà incredibile. Ha avuto una nonna tifosa che di fatto lo ha buttato in campo, costringendo il suo primo allenatore, Ricardo Aparicio, a schierarlo tra lo stupore generale. E Leo comincia subito a fare goal. Non smetterà più. I testimonial di questa storia non sono intervistati uno per uno, in un freddo studio. Dialogano e ricordano davanti a un bicchiere di vino o a una birra. C’è un tavolo di ex manager del Barcellona. Un tavolo di ex grandi giocatori. Un tavolo di compagni di fanciullezza di Leo.  Non c’è un attimo di noia. Tutti i testimonial si sono improvvisamente impadroniti di una dote difficile da tradurre al cinema: la sintesi, ma anche la simpatia, l’uso del sorriso.

Ciò che conta è anche un solo istante sul campo da calcio. Le multinazionali lo adorano anche per la sua vita privata, per l’assenza di fuoriserie dal suo garage, la modestia della villa catalana, le lezioni di vita di suo padre, Jorhje, ex operaio siderurgico, apprese e applicate nella vita di ogni giorno.  Leo è quel bambino che, di fronte al medico che gli diagnosticava il blocco della crescita, ha fatto una sola, vitale domanda: potrò giocare ancora a calcio? La risposta è stata ovviamente positiva.

Una grande lezione di vita per un paese come il nostro in cui ci sono 7mila scuole di calcio, 300mila bimbi e ragazzi tesserati da una società, 14mila tecnici col patentino ad allenarli. Un film da guardare, studiare e ammirare insieme.